Insieme siam partit3, insieme torneremo: non una di meno, non una di meno!


di Giulia Semiglia






Il 27 novembre a Roma e in altre città' italiane, la marea transfemminista non e' certamente passato in osservata, iniziando a marciare alle 14:00 al grido “tremate tremate, le streghe sono tornate”. Organizzata dall'associazione Non Una Di Meno, la marcia fucsia e' partita da Piazza Repubblica per ribadire l'importanza del 25 novembre per il movimento: la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e di genere, istituita nel 1981 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. 

Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal Patria, Minerva e Maria Teresa per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal. 

Oltre al simbolo di solidarietà' che molti studenti della nostra scuola hanno portato sotto l'occhio quel giovedì, e il pañuelo fucsia segno di rifiuto della violenza, i manifestanti hanno portato altri simboli durante la marcia: in via Cavour, i partecipanti hanno agitato mazzi di chiavi in aria per simboleggiare la rivolta alla violenza domestica, psicologica, in strada, sul lavoro, come segno di 
sorellanza e rifiuto della vittimizzazione e per ricordare che la maggior parte dei femminicidi e
delle violenze nei confronti degli adolescenti e persone LGBT+ avvengono nel contesto domestico, ribadendo inoltre quanto la pandemia che ci colpisce abbia incrementato i casi di tali abusi gridando “non mi difende la polizia mi difendono le mie sorelle” in segno di denuncia nei confronti della scarsa efficacia del le forze dell'ordine nell'intervenire in questo campo. 

Alle 16.30 tutto il corteo ha preso parte al “grido muto”, sedendosi a terra in silenzio per un minuto e successivamente esplodere insieme in un grido di rivolta di lotta e di liberazione, il grido “altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”, e successivamente a piazza Esquilino il movimento ha denunciato lo sfruttamento delle donne e le condizioni da cui si ritrovano a fuggire come morte e violenza, per poi sensibilizzare riguardo alle malattie femminili croniche non riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale e per difendere il diritto all'aborto, non concesso in tutto il mondo e attaccato da molti politici. 

Il corteo si è chiuso a Piazza San Giovanni con un'azione simbolica: i manifestanti hanno composto il simbolo transfemminista con un numero di candele pari ai femminicidi, lesbicidi e transicidi avvenuti nel 2021. Numerosi componenti del movimento hanno ribadito la loro rabbia nei confronti dello stato che non prende provvedimenti per tali situazioni, e dopo due anni di silenzio, gridano in piazza “Ci Vogliamo Viv3”, lo slogan di questa manifestazione.








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