MOSTRI FUORI DALLE FIABE
MOSTRI FUORI DALLE FIABE.
Miei nuovi lettori, sono lieta di trovarvi tra le pagine della
discordia. Non saranno argomenti felici quelli che v’intratterranno, nessun
sorriso o risata apparirà sul vostro volto tuttavia provocheranno rabbia,
tristezza e voglia di giustizia. Il mio nome è Cecilia e da due anni ormai
passo giorni e notti a riflettere su cosa spinga l’uomo a commettere azioni
simili. Non parliamo di rubare caramelle alle feste di paese ma di omicidi,
molestie e violenze sia fisiche che verbali. Mi documento su casi di cronaca
nera cercando disperatamente una motivazione artefice di tali delitti. Alcune
volte è presente un casus belli, il movente per cui annientare quel determinato
soggetto, ma quando si parla di serial killers darsi spiegazioni è impossibile.
Tuttavia, anche se ne esiste un motivo, il criminale non deve mai essere
giustificato che sia un rapinatore o un assassino seriale. Qui cerchiamo di
capire cosa secondo voi abbia spinto decine e migliaia di peccatori ad essere
soci del demonio. Ricorderemo vittime, con estremo rispetto e dispiacere
infinito e condanneremo una seconda volta i mostri, artefici della loro fine.
Qui tratteremo mostri veri, senza ali o code, esistiti in un passato non troppo
lontano.
Per tutti coloro facilmente impressionabili, non preoccupatevi. Il più
crudo dei casi sarà riportato con perfetta semplicità, senza l’utilizzo di
termini inappropriati.
Tenetevi forte, partiremo subito con uno dei più terribili d’America:
Albert Fish.
IL VAMPIRO DI BROOKLYN.
Chi di voi conosce il Conte Dracula? Immagino tutti sappiate cosa sia un vampiro. Il mostro di oggi non avrà canini appuntiti, ma una grande voglia di subire e causare dolore ai fanciulli che gli capitassero davanti. Tanti furono i bambini vittime delle perversioni di Albert, si pensa siano quasi 400 i molestati e ben 3 omicidi accertati.
Ci troviamo nell’anno 1934 a Wysteria, quando la famiglia statunitense
Budd ricevette una sua lettera. Loro figlia scomparve ormai da sette anni, la
dolce Grace, e Albert era tra i sospettati. La madre fu la prima a leggerne in
contenuto, azione che tornando indietro non avrebbe mai fatto. L’uomo descrisse
nel dettaglio come trattò la bambina mettendo in luce ogni sua perversione, dal
cannibalismo alla pedofilia. Penso sia impossibile mettersi nei panni della
Signora Budd, forse ci riusciremmo se fossimo genitori, sostituendo il nome di
Grace con quello di nostro figlio. Tuttavia, la lettera fu immediatamente
consegnata alla polizia. Nella busta in cui era contenuta vi era un piccolo
emblema esagonale con le lettere “N.Y.P.C.B.A” ovvero “New York Private Chauffeur's Benevolent Association”. Un portinaio della ditta affermò alla polizia di averne prese alcune dai
pacchi di forniture per ufficio, ma di averle lasciate al suo alloggio al 200 East 52nd Street quando se
ne andò. La padrona degli alloggi disse che Fish pagò il conto di quella stanza
per poi andarsene qualche giorno prima. Affermò che il figlio di Albert gli
spediva dei soldi e le chiese di tenere il prossimo conto per lui. William F.
King, capo investigatore del caso, attese il suo ritorno fuori dalla stanza.
Così fu interrogato dalla polizia, senza negare i suoi crimini vantava le sue
orribili gesta. Fu processato l’11 Marzo 1935 e condannato alla sedia elettrica
il 16 Gennaio 1936.
Ma chi era Albert Fish? Come venne a contatto con
Grace Budd? E con le altre vittime?
Hamilton Fish nacque il 19 Maggio del 1870 a
Washington da una famiglia non molto tranquilla. La maggior parte dei membri
soffriva di disturbi mentali, uno dei quali affetto da mania religiosa. Altri
morirono prematuramente e una volta deceduto il padre per arresto cardiaco, la
madre lasciò Hamilton in un orfanotrofio sostenendo di non essere in grado di
badare al figlio. Al suo interno venne malmenato dalle suore, provando
stranamente piacere. Proprio in questa struttura decise di cambiare il suo nome
in Albert, per sfuggire al soprannome “Ham and eggs” attribuitogli dai suoi
coetanei. Nel 1879 la madre riuscì a trovarsi un impiego così da poter
ritornare a badare al figlio. In seguito, all’età di 12 anni avviò una
relazione omosessuale praticando con il fidanzato la coprofagia. I due andavano
a sbirciare negli spogliatori maschili per osservare i ragazzi senza abiti
indosso. Nel 1890 arrivò a New York lavorando come gigolò e proprio in questo
periodo, iniziarono le molestie verso i minori. Ad esserne soggetti furono più
di 100. Cambiò mestiere pochi anni dopo divenendo imbianchino, ma r queste sue
pratiche non cessarono. Si sposò con una donna 9 anni più giovane di lui nel
1898, divenne papà e nel 1917 la moglie lo lasciò per un altro uomo.
In questi anni commise la sua prima aggressione letale
avvenuta nel 1910, ricordiamo la vittima Thomas Bedden. Nel 1919 accoltellò un
ragazzo disabile di Georgetown, di cui purtroppo non sappiamo il nome. L’11
luglio 1924 tentò di rapire Beatrice Kiell, di soli quattro anni ma
fortunatamente fu fermato dai genitori.
Arriviamo così a come Albert si mise in contatto con la famiglia Budd. Il
25 maggio 1928 Edward Budd (fratello di Grace) mise un’inserzione sul giornale
“New York World” che recitava: “Giovane uomo, 18, desidera impiego nel paese.
Edward Budd, 406 West 15th Street.”. Albert leggendo l’annuncio, visitò la
famiglia a Manhattan. Si presentò come Frank Howard, un industriale di
Farmingdale, con il falso intento di voler assumere il ragazzo. Vedendo però
Grace di soli 10 anni, spostò l’attenzione su di lei. Alla seconda visita,
confermò l’assunzione del figlio e convinse i genitori, Delia Flanagan e Albert
Budd I, a farsi accompagnare dalla figlia alla festicciola della sorella (Albert
aveva due fratelli ed una sorella). Una volta presa la bambina, nessuno dei due
fece più ritorno. Basandoci su quanto scritto nella lettera, si cibò di lei.
(non entrerò nei dettagli ma se siete interessati, trovate tutto su internet
tra cui la traduzione del contenuto.)
Durante la sentenza Albert Fish confessò l’omicidio di
un altro bambino, Francis X. McDonnell di soli 8 anni, avvenuto il 15 luglio
del 1924.
Ora parliamo dell’esecuzione. Dopo essere stato
colpevole di omicidio, necrofilia, cannibalismo, squartamento, furto, pedofilia
e sequestro di persona gli venne data la pena di morte. Lui afferma che la
causa scatenante delle sue perversioni è stata la sua famiglia. Essere cresciuto
in mezzo a persone instabili causò l’infermità mentale di Albert, fatto sta che
fu il primo uomo ad essere condannato a tale sorte.
Le sue ultime parole sono le seguenti: “Non so nemmeno
perché sono qui.”.
Una volta data la scarica, non è morto del tutto. Si
ipotizzava che a causa degli aghi conficcati nel bacino (azione fatta da lui
stesso essendo masochista) la scossa non causò subito il suo decesso, tuttavia
alla seconda morì immediatamente.
Siamo giunti al termine dei fatti, secondo voi Albert
Fish è nato così o lo è diventato? Siete liberi di esprimere ogni vostro parere
mantenendo sempre rispetto ed educazione verso le giovani vittime.
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