Impressioni sulla DAD: una riflessione non troppo seria da un alunno del passato




di Francesco Pio Ceroni 


Buongiorno, Francesco. Sei entrato due minuti in anticipo oggi. Mentre aspettiamo i tuoi compagni, come stai?

Foto 1, fondazionefeltrinelli.it

"Guardi Professoressa, sinceramente alti e bassi ma tutto sommato, bene. Le parlo dalla stanza in cui dormo, mangio, studio e vivo. Il letto sempre disfatto, lo vede da sola, mi invita a non separarmi da lui nemmeno per fare lezione. Tanto, è lì, a venti centimetri dalla sedia. Oh, queste? Sono le tracce della cena di ieri e dell’altro ieri. Delle lasagne che non le dico, Professoressa. No, non me ne sono accorto. Si prof, lo specchio in camera ce l’ho. Come dice? Non lo vede? Certo che non può vederlo, si trova dentro. Lo schermo del computer in quei pochi istanti in cui lo fisso mentre si accende. E poi le macchie non sono tanto male direi, danno al pigiama un che di esotico. Se mi tengo in contatto con la classe?  Ho ripassato greco con Lorenzo ieri. Il morale? Stellare, prof. Pensi che ho iniziato a scrivere delle piccole riflessioni su un quadernetto, la prima è stata pura ispirazione, mi è bastato guardare la faccia di Lorenzo davanti al paragrafo dell'ottativo obliquo, guardando il libro in maniera altrettanto obliqua. Se l’amicizia nasce fra persone che hanno valori e abitudine in comune, allora ho dozzine di amici. Tutti taciturni e tristi, ma amici. E pensare che l’avevamo presa tutti come una liberazione! Niente lezioni fisiche, niente levatacce, interrogazioni alla buona e compiti in classe solo Dio sa come. Già si prospettavano giornate epiche davanti ai videogiochi, serate mitiche di serie tv e film, nottate leggendarie con entrambi. Chissà quanti ragazzi in cuor loro, un piccolo ringraziamento a Dio per avere mandato il virus lo avevano fatto. Bella fregatura, alla fine. 

Foto 2, bologna.repubblica.it

In primo luogo, il freddo. Quando si è obbligatoriamente chiusi in casa sento freddo. Ma non il freddo che provi d’inverno o quando dimentichi di girare la manopola sotto la doccia. Come se ci fosse un vuoto e quando uno spazio è vuoto l’aria è tutto meno che calda. Si percepisce durante tutta la giornata, un po’ meno a lezione: essere occupati stempera la situazione e questa sensazione è assente durante la notte, forse perché l’atto di coricarsi è sempre rimasto indifferente, prima o dopo una pandemia. La scuola poi è deprimente, triste, per non usare la parola “gelata”. Non è colpa dei professori, per carità: loro vedono tutte quelle minuscole faccine – nel migliore dei casi, se non sostituite da delle meravigliose lettere colorate – e ci provano con tutto il cuore secondo me, a rendere la lezione interessante. Ma le loro vere espressioni sotto sotto si notano, eccome se si notano. Delle facce a metà fra il disagio e il dubbio, da cui traspaiono pensieri altrettanto intuibili come:” Mah, ma funzionerà veramente?”, frase estendibile non solo all’esito della videochiamata ma a tutto quanto, alla pandemia stessa.

Un sacco di persone poi hanno sicuramente giovato della situazione, non facendo altro che peggiorarla. Attiva la telecamera, Tizia. Chiudi il microfono, Caio. Perché Sempronio è uscito? E all’inizio questi siparietti erano pure comici, lo devo ammettere, perché mi trovavo insieme a tutti gli altri nell’ottica della DAD ancora come vacanza inattesa ed apprezzata, e perdere tempo non poteva che farmi piacere. Bella fregatura anche lì. La tensione è cresciuta ed è arrivata al livello tale che redarguire i fannulloni non è più considerato un atto vile e omertoso, delle talpe o di chi in generale sta dalla parte dei professori. Siamo tutti ugualmente saturi e della stessa opinione che la scuola, ormai, è diventata la principale ancora di salvezza di noi studenti. Primo, è un’attività che richiede attenzione e impegno e che ti piaccia o no è sempre meglio che girarsi i pollici in pigiama dalla mattina alla sera. Secondo, non faccio troppo affidamento sul fatto che abbiano facilitato l’esame di maturità. In altre parole, la DAD è una prospettiva a primo impatto ammaliante, ma sulle lunghe distanze capace di farti mollare la presa; poteva essere di sicuro fra le tentazioni di Cristo nel deserto, con Satana che propone a Gesù di ammaestrare le folle di tutto il mondo con un semplice clic, senza salire su montagne, alzare la voce o distribuire pani e pesci.

Terza e ultima cosa, forse più ragionata e deduttiva, la DAD ci ha fatto aprire un po' gli occhi. Le epidemie arrivano, ma sta a noi agire per risolverle e superarle. Rimanere chiusi ci ha reso forse meno indifferenti sul nostro potenziale e su quanto contiamo nel mondo di oggi”.

Foto 3, altranotizia.com
Davvero interessante, Francesco, ma mi hai preso tre quarti d’ora. Ho quindici minuti, facciamo che ti interrogo. Senza appello, mi dite chi deve ancora entrare?


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